Montalto, nostro bene comune.

Lavì e Taccunè

Introduzione

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diavoloTu qui nasute scripta destringis mea,
et hoc iocorum legere fastidis genus,
parva libellum sustine patientia,
severitatem frontis dum placo tuae.

Tu, censore maligno che mi critichi,
e non credi che sia il caso di occuparti
di un genere così poco impegnato,
sopporta questo libro ancora un po’
finché rischiarerò il tuo volto austero.

Fedro, Dalle favole

 

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Presentazione di Pietro Lanciotti

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Al viandante che si trovasse a transitare per le colline del Piceno, la caratteristica che subito lo colpisce é l’insieme di quei paesini arroccati sulle cime dei monti, quasi a voler far loro corona con le mura medioevali entro le quali custodiscono tesori incommensurabili ed inimmaginabili.

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DIALETTO MONTALTESE E NOTE ESSENZIALI DI PRONUNCIA

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Nel dialetto montaltese a volte si troncano le parole all’inizio, molto spesso alla fine e raramente all’inizio e alla fine.

Il verbo avere come ausiliare non viene mai usato ma si usa sempre quello essere.

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QUATTROCELLI E BALESTRINI

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quattrocelli-e-balestrini gEre ‘na notte calla d’estate che la luna e le stelle, quande Nannì Quattrocelli rpijave casa che ‘na tropea storica.

Tutte le piande de lu viale ere le sue e per ognuna guadagnata ere ‘na vittoria. Prima de lascia’ quella che je dave sicurezza, je ce vuli’ mezzora prima de decidese a jì virse quell’atra. 

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Lavì e Taccunè

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copertinaÈ il ricordo, il sentimento di gratitudine, il sorriso e il buon umore che si prova leggendo e rileggendo Lavì e Taccunè, i racconti burleschi in dialetto Montaltese scritti e illustrati da Renato Cacciamani, purtroppo ancora inedito.

Tra le tante iniziative artistiche e culturali alle quali Renato Cacciamani ha collaborato attivamente e che ancora oggi sono il vanto dei montaltesi egli si è prodigato per anni allo studio e alla realizzazione di disegni illustrativi di reperti archeologici rinvenuti in territorio Piceno, di comparazioni, rilievi eseguiti sul campo, recupero, inventario e catalogazione degli stessi (oltre 3.000 reperti), curandone anche l'allestimento presso il Museo Archeologico di Montalto istituito nell'antico Palazzo dei Prèsidi.

Unitamente ad altri benemeriti montaltesi, Renato Cacciamani è stato protagonista e interprete fedele,  intellligente e prolifico di quella straordinaria fase storica che altrove ho definito Nuovo Umanesimo di Montalto. Infatti, dopo gli scempi operati nel centro storico e nel territorio montaltesi nei decenni 1960 e 1970, furono poste le condizioni per avviare una grande opera di recupero, tutela e salvaguardia del patrimonio artistico, culturale e urbanistico di  Montalto che rischiava di scomparire.

Un periodo di grande impegno, di sinergie intelligenti, di coinvolgimento partecipato e consapevole di tutta la comunità montaltese. I risultati non sono mancati solo si pensi all'allestimento dei sei musei tematici, all'attenta e raffinata opera di recupero funzionale e valorizzazione del patrimonio abitativo del centro storico cittadino,  che tutto il Piceno c'invidia.... Tutto questo è stato privilegio della buona politica del fare piuttosto che polemica sterile, risultati oggettivi rispetto all'autoreferenzialità, la partecipazione attiva, consapevole e sinergica di montaltesi  residenti e non, alla prepotenza e al burocratismo ottuso dell'attuale politica, fatta di stupide ripicche personali che hanno prodotto effetti deleteri per tutta la comunità montaltese privata dei contributi intelligenti e appassionati dei suoi cittadini per una maggiore e più diffusa conoscenza del ricchissimo patrimonio artistico e culturale di Montalto e l'accrescimento del suo prestigio nel mondo; una politica quest'ultima che ha creato e crea emarginazione e risentimenti.

Le Storie burlesche di Lavì e Taccunè di Renato Cacciamani ci fanno sorridere sulle storie dei personaggi del nostro passato, a volte a crepapelle, riportandoci ad un tempo dove non solo l'idioma, ma anche i rapporti tra montaltesi erano più sinceri, scanzonati, familiari, di amicizia e vera appartenenza.

Purtroppo, dicevo, il libro di Renato Cacciamani Lavì e Taccunè è ancora inedito, nonostante da più parti e in tempi diversi si sia avvertita la necessità di pubblicarlo per salvaguardare non solo le storie e i personaggi più blasonati del nostro passato, ma anche le storie dei popolani, delle massaie, degli operai e dei contadini.

Non solo ma attraverso la pubblicazione dei Racconti burleschi di Renato, si avvia un' ulteriore e importante opera di salvaguardia del patrimonio più intimo e genuino dei montaltesi, quello a noi più caro, la lingua dei nostri avi, il nostro dialetto che pur da lontano, sento minacciato e in parte già compromesso.

La pubblicazione del volume di Renato Cacciamani potrebbe essere l'occasione buona, il punto di partenza, l'anticipazione volitiva di un nuovo far bene per conservare alle generazioni che verranno, integra per quanto ancora possibile, l'identità linguistica di Montalto.

È ancora lo stesso Renato Cacciamani ad anticiparne il percorso inserendo nel suo Lavì e Taccunè alcune fondamentali regole fonetiche, lessicali e grammaticali del nostro idioma. Anch'egli  avvertiva chiaramente il grande rischio che corre il nostro dialetto: di scomparire per sempre o subire improprie e devastanti mutilazioni e distorsioni!

Ancora un appello dunque all'Amministrazione Comunale di Montalto, alla Provincia di Ascoli Piceno, alla Regione Marche, agli Istituti finanziari del territorio e a tutti gli uomini e donne di buona volontà perché ci si mobiliti in questa operazione editoriale importante da troppo tempo rinviata.

Settembre 2009

Umberto Guerra

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Renato Cacciamani Note biografiche.

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Renato Cacciamani è nato a Montalto Marche il 26.08.1943; ha studiato ad Ascoli Piceno presso l'Istituto d'Arte, diplomandosi nel 1962 nella sezione Arti grafiche.

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LU MAESTRO BIZZARRI

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lu-maestro-bizzarri gTra quilli che frequendave l’osteria, ce ne stave unu che faci’ la visitina sule che la mira de fa’ la corte a Lavi’ pe’ la nipote. Ere lu maestro Bizzarri che faci’ scola a Patrigno’.

De ‘lli timbi, la persona semplice rispettave chi ere importante ( ‘nu maestro ere ‘na persona importante comme lu midiche, lu curate, lu sindache, lu marescialle, lu farmacista e lu vetrinarie).

Infatti, comme rrendrave dendr’a la candina Bizzarri, la ggende se premurave:

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LU FIASCHE SENZA FUNNE

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lu-fiasche-senza-funne gTra ‘nu scherzo e n’atru Lavi’ se spassave che ‘nu fiasche senza funne.

Comme je ccapitave ‘nu cristia’ servizievole e sempliciottu, se faci’ pija’ ‘nu fiasche d’acqua fresca loche a la fundana di fronde che la scusa che issu nen ze puti’ move. La cannella vuttave a tuttu sicchie pe’ tene’ sembre piena la vasca ddove la ggende che passave ce bbeverave li bbovi, li sumari e li cavalli.

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LU PARE DI PICCIUNITTI

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lu-pare-de-picciunitti gA Ggiggio je se puti’ tucca’ tutte mene che la furchetta. Pe’ quelle che essa rappresendave ciavi’ ‘na tenara passio’ senza vergogna. Eppure proprie loche é statu feritu vijaccamente.

Pe’ capicce meje vale la pena ‘ngumingia’ da cape: Ggiggio se vandave d’avecce ‘na coppia de picciunitti grassi comme le papere e che ‘spettave la festa justa pe’ pappasseli sulu sulittu.

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LA CIVETTA A LA GGIUDIA

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la-civetta-a-la-ggiudia gS'ere 'ccurciatu de statura

pe' quella vecchia età caina,
ma prondo a da' 'na frecatura
e bbirbu comme 'na faina.

Fra tande e belle frecature
de rriccamata fandasia,
la ppiù puzzona, dillu pure,
é la civetta a la ggiudia.

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SOR AMEDE’ E L’UFFICIALE CANADESE

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sor-amede-e-lufficiale-caSott’a lu periodo dell’occupazio’, a Mundate c’é sbarcate li soldati de tutte le razze e, tra quisti, pure quilli canadesi.

‘Nu certo Sor Amede’, persunetta rcapata che ciavì le terre, che li canadesi ere ‘vvizzu a facce scambjitti che se faci’ bbe’ a lore nen faci’ male a nisciuna. Se nen ge fusse statu ‘stu via vai de robba e ognuno se fusse tenute le cose sue, ne le sarri’ certe pijate la povera ggende che de ‘lli timbi nen ciavi’ manghe l’ ucchi pe’ piagne.

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