Montalto, nostro bene comune.

Un grande missionario piceno, BASILIO MASSARI (1870 - 1945), una vita per la Birmania.

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... «Ma evvi anche la nota triste».

Per qualche gioia tante tristezze, come si può immaginare; riflette il P. Basilio, come per anticipare qualche nostra sensazione: A considerarla nel fer­vore della poesia e sotto l'impeto dell'entusiasmo, la vita del missionario può sembrare talvolta seminata di rose...; eh sì, ma poi, magari, ti arriva all'im­provviso un disastro che distrugge tutto il tuo operato, come nell'aprile del 1930, quando ladò va in fiamme. Un villaggio distrutto, morte, desolazione e disperazione.

La casa del missionario diventa rifugio per tutti, mentre vecchi, bambini e ammalati non possono che sperare in lui: i vicini non intervengono, poiché la superstizione imperante ammonisce che in tal caso attirerebbero la disgrazia sui loro villaggi.

Il povero missionario ha un bel dire di avere pazienza sull'esempio del Santo Giobbe, quando essi gli mostrano la pancia vuota, cosicché non può che distri­buire tutto quello che ha: «i miei cenci, sale, riso e quel poco denaro..., e per tanta miseria mi nascondo e piango, ma questo non giova a sollevarli nella loro nudità, nel loro ventre vuoto...»18.

Inoltre, accade spesso che per mesi il missionario si trovi attorniato da torme di bisognosi a causa di carestie, e... «il cuore non mi regge a narrare i vari epi­sodi, a descrivere le facce macilente come scheletri»: allora è costretto a distri­buire ai più affamati tutte le riserve, togliendole a coloro cui erano destinate, cioè agli orfanelli e orfanelle della sua scuola, in certo senso dei... privilegiati! Ma intanto questi ultimi vengono rimandati a casa digiuni.19

Scelte dolorose ma obbligate.

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