Montalto, nostro bene comune.

Comunanza Castello d’ Ascoli

Valutazione attuale:  / 0
ScarsoOttimo 

stemma-ComunanzaComunanza Castello d’ Ascoli 

Comune di 3.200 anime, circondato da colline ricoperte da vegetazione autoctona mesofita di latifoglie, con  a Sud-ovest lo splendido panorama dei Monti Sibillini.

Panorama-da-quadro-seppia

Centro industrioso fin dai tempi dell’insediamento romano, posto nella medio alta valle del fiume Aso. Fiume che attraversa il paese, disegnando nei secoli, secondo i suoi capricci, quella insenatura da cui l’originale struttura urbanistica che caratterizza il vecchio incasato; e dice il Colucci: “Serba questa Terra la figura di una piramide giacente, e così l’alveo del fiume largo, e profondo poté servirle di difesa ne’ tempi andati, mentre dall’alto lato era stata munita di alto muro” (1).

Il ponte sul fiume, anticamente sublicio, ne ha suggerito l’Arma: “E’ un ponte di due Fortini munito nelle sue estremità, sotto il di cui Arco scorre il fiume. La proprietà di quest’Arma si rende chiara per la fatta descrizione del paese, onde sembra ben’ideata, secondo le regole del blasone.”(2); ancora oggi, esso rappresenta l’unica appendice che collega  la “Comunanza” storica, romana e medioevale, con quella postunitaria e maggiormente postbellica dove, a picco sul fiume, spicca l’edificio comunale, evidente esempio di compromesso tra lo stile umbertino e il moderno senza limiti dettato dagli entusiasmi architettonici degli anni settanta. 

Cronologia toponomastica

 Interamnia Poletina Piceni (I°sec. a.C.), Comunanthia Montis Pasilli Civis Districti (o distrectualis) Esculi (XIV sec.), Castrum Conmunantie (XV – XVI sec.), Terrae Comunantie (XVII sec.), Comunanza d’Ascoli (XVIII sec.), Comunanza del Littorio (1932 – 1945), sono i nomi che hanno accompagnato la storia di questo centro pedemontano.

Comunanza dal 1862 è comune della Provincia di Ascoli Piceno (e resterà tale anche dopo la discutibile divisione del suo territorio dovuta alla creazione della nuova Provincia di Fermo) e possiede una lunga storia costellata di avvenimenti che configurano un inscindibile legame con la città di Ascoli che ha inizio nel XIV secolo.

Presentiamo qui una relazione documentata che inizia dalla nascita del castello fino allo strappo napoleonico (XIX sec.) che consegna al paese la sua autonomia organizzativa. 

Communantia Montis Passili Civis Distrectualis Esculi

 Il nome di COMUNANZA appare per la prima volta in un documento del 1324 (3) nel quale figura: “Communantia Montis Passilli Civis Distrectualis Esculi”ossia Comunità di Monte Passillo civico distretto di Ascoli. Per meglio spiegare l’origine toponomastica, dobbiamo tornare indietro nel tempo, nell’XI° secolo, nel periodo in cui una vasta zona del territorio pedemontano e montano era assoggettata ai “Signori de Monte Pasillo”, successivamente chiamati Nobili di Monte Passillo, discendenti dai Nobili di Siena (4) .Monte Passillo per due secoli fu soggetto a continue guerre con i paesi vicini  che ambivano al possesso di quel territorio di importanza strategica, perché situato al confine dei due turbolenti Stati quello di Ascoli e quello di Fermo; quest’ultimo, mandava in escursione gli organizzati amandolesi i quali riuscirono, per un breve periodo, ad impossessarsi del castello. La definitiva vittoria fu della città di Ascoli e Monte Passillo annesso alla sua giurisdizione (5).

Una data segna la definitiva svolta della vita di Monte Passillo, è quella del 9 agosto 1249. I signori Giorgio e Albertino di Monte Passillo dichiarano a Brunoro di Cambio e Gualtiero Putizio , sindaci del Comune di Ascoli,  di assumere la cittadinanza ascolana e  di abitare costantemente in città, di partecipare a tutte le guerre di cui la città sarà coinvolta “Facere perpetua cictadantiam civitatis Esculi,  et habitare in ipsa civitate continuo tempore, guerere  quantocumque ipsa civitas  gueram haberet“(6),  promettono di abitare nella città in tempo di pace, di recarvisi ogni anno in città a giurare soggezione al Podestà entro il primo mese della sua carica (…) promettono inoltre, di schierare  dal fiume Fiastra a fiume Vomano fino a Rieti ed al mare otto cavalieri ben armati  a difesa della città di Ascoli “Item  promectemus pro nobis et nostris heredibus vobis predictis sindicis recipientibus nomine et vice dicti communis et singulorum hominum civitatis pro communi a flumine Flastre (…)  usque ad flumen  Goumani usque Reati et usque mare ubicumque silicet octo equites bene paratos et armatos armis et equis ad modum militum “(7) ,  promettono inoltre di far guerra o pace secondo la volontà della città, riconoscere come amici gli amici della città di Ascoli e come nemici i nemici della medesima ”Item promictimus pro nobis et nostris heredibus facere guerram et pacem  ad voluntatem et mandatum communis Esculi et eius potestatis qui pro tempore fuerit , et amicos predicti communis retinere pro amicis  et innimicos pro innimicis”(8).  Si impegnano al rispetto delle promesse obbligando i propri beni, in primis il castello di Monte Passillo, le fortificazioni, i vassalli e le terre ad esso pertinenti di cui affidano ad Ascoli la custodia “Pro quibus omnibus predictis et singulis observandis et penis solutis , pro nobis et nostris heredibus, obligamus vobis predictis sindacis, recipientibus nomine et vice dicti communis bona nostra omnia, et specialiter castrum Montis Passilli, cum monitione et vassalli set teriis ipsius , et generaliter omina bona nostra et castra in possessiones predicte terre ad presens dicto communi damus; que terra, possessiones et vassalli nomine pene in dictum commune deveniant quas constituimus nomine dicti communis tenere et possidere “(9).

Nel 1294 il comune di Ascoli riedifica il castello di Monte Passillo distrutto dagli amandolesi; i Nobili Francesco e Nuccio eredi di Albertino e  signori di Monte Passillo, si impegnano a riconoscere alla città la custodia e il possesso dello stesso (10).      

Con la distruzione successiva della rocca, gli ascolani potenziano il piccolo centro abitato sorto intorno all’Hospitalis Sancti Francisci (ora Chiesa di S. Francesco sec. XIII)  e, quello che prima era Interamnia poi Teramo, diventa Communantia.

 Castrum Conumunantie

 Nel catasto ascolano del 1381 (11), Castrum Conmunantie costituiva un Sindycatus, un castello minore che faceva comunità, ma dipendeva dal Podestà di Ascoli. Esso rappresentava un castello di I° grado comprendente le contrade di Settecarpini, Castel Nasuto, Monte Passillo, Il castello di Teramo, S. Michele, S. Maria, S. Salvatore, S. Martino, Acqua Santa, Salto delle Donne, Passo Peracchia, Mercato Vecchio, Valle Malanotte, Calvarese, Cava Malconsiglio e Valle Castiglioni. Dopo qualche decennio dalla sua costituzione ufficiale, il piccolo centro registrò un sensibile incremento della popolazione, in quanto, negli statuti di Ascoli del 1377, erano previsti flussi migratori verso i nuovi Castelli con notevoli esenzioni fiscali: “Ordineremo che se alcuna persona de fora del destricto della ciptà d’Asculi venerà ad habitare con la loro fameglia in ne infrascripte castella, sia libero, absoluto et exempte da tucte colte over collecte da imponerse per lu commune d’Asculi overo per le dicte castella perfine ad dece anne da contarse da lu dì del suo advenimento. Le castella sono queste: (..) lu castello de la comunanza de Monte Paxillo..” (12).

 Castrum Communantie

 Nel XVI secolo, la vita del Castrum Communantie risente dei gravi problemi, indotti da quella chiusura di ceto che ha decretato la fine della pace comunale. Le conseguenze sono: ristagno economico, lotte di fazioni per il comando del territorio, nuove e pesanti tasse, e impoverimento del popolo.

In mezzo al caos del periodo riemerge quel brigantaggio, forse mai definitivamente sopito, che ha pur sempre le sue radici profonde nella sfiducia del popolo verso il potere centrale.

Comunanza, riguardo al banditismo, assume un ruolo di rilievo, tanto che, nell’ultimo scorcio del cinquecento, il popolo aveva modificato il suo nome in “Communanthia Latronum”.

Intanto, Castrum Communantie passa sotto la Diocesi di Montalto creata da Sisto V° nel 1586. Il pugno di ferro del Papa montaltese contro la piaga del brigantaggio, ebbe  un immediato e sensibile effetto nell’agro pontino, ma lo stesso non fu tra i boschi impenetrabili dell’ultimo lembo della sua giovane Diocesi (13).

Il primo Vescovo Mons. Paolo Emilio Giovannini, trovò non poche difficoltà nell’intraprendere le visite pastorali “omettendo le più lontane e impervie perché perigliose come Force, Montemonaco e Comunanza”(14) in quanto il Vescovo annota ”Ob exulum sicariorum et latronum incursionem” (15). Per questo una pattuglia di soldati còrsi, mandati da Ascoli nei paesi a rischio brigantaggio, sarà stanziata nella piazza oltre il ponte (ora Piazza S. Caterina) e vi resterà fino al 1676.

 Terrae Comunantie

 Il 6 giugno 1750, il Vescovo di Montalto Leonardo Cecconi, visita per la Prima volta la “Preg.a Terre Communantie”, giunto alla “hora vigesima Quarta jam elapsa, exceptus extra Portam a Clero, Magistratu et Populo, ad Domum sibi paratam se recepit” (16).

 Comunanza d’Ascoli

 Nel 1794, l’abate Colucci, nella sua Descrizione della Terra di Comunanza d’Ascoli, citando antichi documenti (17), anticipa di molto la fondazione di Comunanza che attribuisce, comunque, agli ascolani: “Nei Saggi delle cose ascolane pubblicate da Monsignor Marcucci resta fissata la fondazione di Comunanza nell’anno dell’Era Cristiana 548, per opera degli ascolani in occasione di Guerre Civili insieme con quella di Venarotta, di Montalto, e di Patrignone. Essa sola però la Comunanza pare, che sia stata fabbricata con parziale studio da Uomini amanti della Patria, giacchè la scelta pianura, il fiume contiguo, l’aria temperata e dolce, il Colle Chiaro, rappresentano in qualche modo la situazione di Ascoli, il suo Tronto, il suo clima, il Monte de’Fiori. L’antico nome fu quello di –Comunali d’Ascoli-come abbiamo dall’istoriografo Biondo. La ragione di tal nome è ignota, se non si volesse ripetere dalle pretenzioni, che potettero avere”(18).Ella ha titolo di Terra da tempo immemorabile, senza tuttavia goderne i privilegi.  Consta da antiche scritture dalle Patenti de’ suoi Podestà, ed anche dal suo proprio statuto intitolato – Volumen Statutorum Terrae Communantie – ristampato ne 1635. In oltre Innocenzo XII, e Clemente XI, quegli in un breve, e questi in un Chirografo particolare la nominarono Terra”(19).

In quei tempi,il Podestà di Comunanza era mandato dal Magistrato anzianale di Ascoli, di solito nella persona di uno degli Anziani, al quale si dava facoltà di giudicare qualsiasi causa. Ma nel 1739, la Sacra Congregazione del Buon Governo ne limitò i poteri.

La Magistratura, che gestisce il ramo del commercio, è composta da quattro Priori, il primo dei quali deve essere un residente. La Comunità elegge i suoi stipendiati: medico, maestro, pesatore al mulino, moderatore del pubblico orologio, postiere, predicatori della quaresima e Procuratore in Roma. Nel 1747 fu rinnovato lo statuto; Secondo il Colucci, il popolo ebbe molti privilegi, uno dei quali e quello di poter organizzare fiere indipendentemente dall’autorizzazione del Tesoriere di Ascoli.

Comunanza, l’11 marzo 1783, dalla S. Sede ottenne la costituzione di un distaccamento di Fanteria comandata dal Capitano Tommaso Traccialini.

Comunanza        

L’invasione francese del 1798 porta ad un sconvolgimento politico e territoriale: Comunanza si stacca da Ascoli, diventa Comune del II° Cantone di Amandola del Dipartimento del Tronto e acquisisce come frazioni i paesi dell’ex Sindacato (Castelfiorito e Illice). Un anno dopo, nel 1799, tutto tornerà come prima.

Nel 1808 la Regione Marche entra a far parte del Regno d’Italia di Napoleone. Il Comune di Comunanza, nella nuova organizzazione dipartimentale del Tronto, rientra nel I° Cantone del secondo Distretto di Ascoli.

Scompare, insieme al plurisecolare legame con la città di Ascoli, lo stemma raffigurante il ponte con due fortini; lo sostituirà uno stemma circolare con la corona a sette punte di Napoleone e la dicitura “Sindaco di Comunanza” (20).

 Con l’avvento di Gioacchino Murat, il paese diventa “Governo Provvisorio - Comune di Comunanza”. Il ritorno del Governo Pontificio nel 1815, gli lascia il Comune e le frazioni di Illice e Castelfiorito.

Governo di Comunanza - Delegazione Apostolica di Ascoli.

Di questo brevissimo periodo di Governo non  resta che  un timbro rotondo con tiara papale e chiavi decussate.

Con Motu Proprio del 6 luglio 1816, Papa Pio VII creava il Governo di Comunanza (Comunità appodiate: Gesso, Castefiorito, Illice, Gerosa, Quinzano, Castel S. Pietro, Tavernelle, Palmiano, Pizzorullo, Cerqueto, Vindola). La Sede fu soppressa da un nuovo ordinamento del Reparto dei Governi e delle Comunità dello Stato Pontificio, il 26 novembre 1817.

 Il 12 novembre 1818 Comunanza diventa Vice Governo di Comunanza – Delegazione Apostolica di Ascoli,  fino al 1824.

 Municipio di Comunanza Provincia d'Ascoli (dal 1862 Ascoli Piceno).

Con l’Unità d’Italia, grande conquista storica costata vittime e sacrifici, Comunanza diventa Municipio e conserva come frazioni i Comuni appodiati. Ascoli diventa Capoluogo di Provincia, come dovuto premio per le sue incessanti lotte per la libertà e la giustizia.

                                                                                                                                                                                                                                                      Dott. Stefania Cespi

 

Note:

1) Giuseppe Colucci Delle Antichità Picene, Descrizione della Terra di Comunanza d’Ascoli, Tomo XXI, Dai Torchi dell’Autore, Fermo, 1794.

2) Ivi.

3) Codice Diplomatico,604, Archivio Comunale Amandola, in Pietro Ferranti Memorie storiche della città di Amandola, Maroni Ed. 1985, p. 212”Nel Consiglio tenuto il 7 maggio 1324 dagli Anziani e 40 pro vibiri della città di Ascoli, e presieduto dal Nob. Milite Pagano de Porcari da Lucca Cap. del popolo Ascolano, aveva rappresentato Ser Matheus Raynaldi de Communantia Montis Passili Civis et distrectualis Esculi, esser stato preso derubato e ingannato per Comune et Homines Amandule”

4) Scrive Niccolò Marcucci “In quell’anno 1249 fu fatto un istrumento di concordia  tra la città di Ascoli e Giorgio et Albertino Signori di Monte Passillo (da qui discendono i Nobili di Ascoli…) Questa famiglia discende dai Nobili del Cottone di Siena, e per tempo longo le rendeva la predetta città, in ogni anno un pallio; alla fine a tempi vecchi fu renduto tal tributo a questa città dalla famiglia dei Nobili di Monte Passillo (…) Le capitolazioni della concordia si conservano nell’archivio segreto, e stanno registrate nel Quinternone nella segreteria Anzianale, furono che Giorgio et Albertino fossero ricevuti per cittadini ascolani ed essi promettevano di abitare in Ascoli in tempo di guerra, ma in tempo di pace dimorarsi a loro arbitrio, e si obbligavano a soccorrere nella occorrenza la città con otto cavalli armati e di riconoscere per amici gli amici della città ed all’incontro nemici i suoi nemici. La città per tale ricognitione prometteva loro l’esenzione di ogni dazio e gabella in tutto il suo distretto (fino ad oggi lo godono i suoi discendenti) e che tal facoltà godessero parimente i loro vassalli; ed essi si obbligavano a far godere lo stesso agli ascolani nei loro territorij e Castelli” (5).Marcucci Niccolò, Memorie Ascolane o sia istoria cronologica di Ascoli Piceno, Ascoli Piceno 1775, p. 201; Museo Biblioteca Francesco Antonio Marcucci, Ascoli Piceno.

5) Cfr. Cespi Stefania, Per conoscere Comunanza, Paolo Girolami Editore, Fast Edit, Acquaviva Picena, 2001, p. 3.

6) ASAP, ASCA, ASA, H-IV-2 ( copia autentica del 17 febb.1306); ASCA, Quinternone, cc.L-VIIIv –LVIIIIv (pergamena caudata).

7)  Ivi.

8)  Ivi.

9)  Ivi

10) ASAP, ASCA, ASA , H-IV—9; ASCA, Quinternone, c.71rv (copia). .

11) ASAP, ASCA, ASA, Catasto del 1381, reg. 47, c.155.

12) Zdekauer-P. Sella,  Statuti di Ascoli Piceno dell’anno 1377, p. 238, Roma 1910.

13) Stefania Cespi, Il brigantaggio a Comunanza, in: Maurizio Mauro, Castelli rocche cinte fortificate delle Marche, I Castelli dello Stato di Ascoli, vol. IV, Biemmegraf, Macerata, 1998, p.  151.

14)Giovanni Papa, Sisto V° e la Diocesi di Montalto, Maroni Ed. 1985, p. 225; Stefania Cespi Il Brigantaggio a Comunanza in: Maurizio Mauro,Op. cit. p. 152.

15) ibidem.

16) Leonardus Cecconi Episcopi Montis Alti,Prima Visitatio Terre Comunantie, die 6 juni 1750, Archivio Diocesano, Montalto delle Marche.

17) “Nell’anno predetto 578. durando l’interregno de’ Longobardi, saltò in capo un loro Duca Spietato, che dominava in Spoleti, di far la conquista di Ascoli. Chiamasi egli Faroaldo o Fieroladro (che più gli si adattava certamente ) Precorsane l’orribil novella, per l’esmpio di tanti luoghi inceneriti da quel Tiranno, si trovarno in un estrema costernazione  i Cittadini: Due terzi perlomeno, facendo bottino, si misero colla fuga in salvo . E allor fu, che popolata rimase di ville e castelli la gran Valle Castellana. Allor’ebbero la loro origine Capradosso, Casalena, Montalto, Montedinove, Patrignone, Pietralta, Poggio cannoso,   ec. Allor vennero eletti i Castelli di Communantia Ascolanorum, Spelonca, Val D’Orano, Vena, Venarotta, ed altri parecchi Ricoveri dè fuggitivi Ascolani (Ex. Lin., Quint., Appian.)”. Francesco AntonioMarcucci, Saggio delle Cose Ascolane e de’ Vescovi di Ascoli nel Piceno,  Pel Consorti e Felcini, con licenza de’ Superiori, in Teramo MDCCLXVI, p. CCVI.

18) G. Colucci, Op. cit.

19)  Ivi.

20) Luigi Girolami, Appendice Sfragistica – La riscoperta dell’araldica dell’identità civica di Comunanza , in: L.Ciotti, W. Laudadio, Da Monte Passillo a Comunanza, Il Segno dei Gabrielli Editori, Verona, 1999.

Share

JoomSpirit