DIALETTO MONTALTESE E NOTE ESSENZIALI DI PRONUNCIA
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- Parent Category: Come si Parlava
- Category: Lavì e Taccunè
- Last Updated on Thursday, 01 August 2013 07:33
- Written by Renato Cacciamani
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Nel dialetto montaltese a volte si troncano le parole all’inizio, molto spesso alla fine e raramente all’inizio e alla fine.
Il verbo avere come ausiliare non viene mai usato ma si usa sempre quello essere.
Come negli esempi, la lettera (b) sostituisce spesso la lettera (p) e la lettera (d) quella (t): sembre = sempre; monde = monte.
A volte, anche se raramente, la lettera (z) sostituisce la lettera (s).
La doppia si marca molto e se non c’è, spesso, la si mette non solo all’interno della parola ma anche all’inizio di essa.
La (j) sta per (i) e si legge alla francese come per dire (vermeje = vermeille):
sonaji = sonagli; majoni = maglioni; juttu = ghiotto; justu = giusto; oje = olio; djici = dieci; coja = cogli.
L’apostrofo, usato alla fine della parola, la tronca e funge da accento: testò’(ne) = testone. L’apostrofo all’inizio della parola ne tronca l’inizio.
I due apostrofi nella (‘n’) servono a far capire che il primo sostituisce la (u), e che quindi si tratta dell’articolo intederminativo (un), e che il secondo, errato in italiano, si rende necessario per far capire che la (n) pur leggendosi unita alla lettera seguente, é l’articolo che ne é separato: ‘n’quartucce de vi’ (si legge nquartucce de vì) = un quartuccio di vino; ‘n’gorbo (si legge ngorbo) = un colpo (inteso per colpo apoplettico).
Quando una parola finisce con una vocale e si lega ad una successiva vocale, come un’unica parola, si elimina la prima vocale e si conclude la relativa parola con l’apostrofo: rret’a lu carritte (si legge “rreta lu carritte” che sarebbe “rrete a lu carritte”) = dietro al carretto.