• Non è perché le cose sono difficili che non osiamo, ma è perché non osiamo che sono difficili. (Seneca)

Montalto, nostro bene comune.

Va Pensiero - Pavarotti @ Zucchero

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Va, pensiero, sull'ali dorate; / Va, ti posa sui clivi, sui colli, / Ove olezzano tepide e molli / L'aure dolci del suolo natal! / Del Giordano le rive saluta, / Di Sïonne le torri atterrate.../  Oh mia patria sì bella e perduta! / Oh membranza sì cara e fatal! / Arpa d'or dei fatidici vati, / Perché muta dal salice pendi? / Le memorie nel petto raccendi, / Ci favella del tempo che fu! / O simile di Solima[3] ai fati / Traggi un suono di crudo lamento, / O t'ispiri il Signore un concento / Che ne infonda al patire virtù!


Questo coro di ebrei fu forse interpretato dal pubblico dell'epoca come una metafora della condizione degli italiani soggetti a dominio austriaco.

La Lega Nord lo ha usato (impropriamente) come "Inno della Padania"[*], con la giustificazione che il librettista Temistocle Solera apparteneva alla cosiddetta "corrente neoguelfa", assertrice di un blando federalismo (sistema alla base del programma politico leghista), anche se questo coro di esuli ebrei era stato uno dei simboli musicali più importanti del Risorgimento italiano.

Nessun documento, peraltro, comprova la tesi che Solera fosse favorevole a un sistema federale per l'Italia, mentre è noto che lo stesso Verdi era un fervente sostenitore dell'unità nazionale. È intonato dagli esuli istriani, fiumani e dalmati come inno del loro esodo dalle terre perdute dopo il secondo conflitto mondiale.

Il cantante Zucchero l'ha reinterpretata in una versione bilingue italiano-inglese.

Al funerale di Giuseppe Verdi, per le vie di Milano, la gente intonò il «Va, pensiero» in cori spontanei.

[*] Wikipedia, l'enciclopedia libera.

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