Un grande missionario piceno, BASILIO MASSARI (1870 - 1945), una vita per la Birmania.
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- Categoria: Biografie Illustri
- Ultima modifica il Sabato, 20 Aprile 2013 15:27
- Scritto da Franco Regi
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- Un grande missionario piceno, BASILIO MASSARI (1870 - 1945), una vita per la Birmania.
- Sull'attività missionaria
- Esempi illuminanti.
- Dalla Birmania con (vero) amore
- Qualche curiosità
- I Prè
- Apostolato eroico: mons. Tornatore.
- I rapporti con la nostra diocesi
- Iadò
- La festa cattolica dei monti
- Momenti di gioia...
- ... «Ma evvi anche la nota triste».
- Miracolo in «lebbroseria»
- Nel resto del mondo impazza la 2" guerra mondiale
- Tutto per tutti.
- Il Missionario, ALLA FINE
- Note
- Opere citate nel testo.
- Tutte le pagine
Miracolo in «lebbroseria»
È il febbraio del 1940; Padre Massari ha 70 anni, di cui 42 trascorsi in Missione. È stanco, si sente vecchio, ha perso il piglio del combattente.
Capisce che è giunto il momento del meritato riposo e quindi decide di trasferirsi in un... accogliente villaggetto di capanne di bambù, dove vivono, segregati, decine di lebbrosi, scacciati e fuggiti dalle più svariate zone della vasta regione.
Con un gesto di ultima e suprema donazione, va a trascorrere là i suoi ultimi tempi, a Loilem, dove potrà sentirsi ancora un po' utile, potrà ancora lenire qualche dolore.
Nel darne notizia, l'articolista del Foglietto20 commenta la decisione così: dopo 42 anni di missione, infiammato di sempre maggiore zelo, si è deciso di coronare il suo eroismo col seppellirsi, ancora vivo, tra i lebbrosi, in una di quelle plaghe di segregazione, che hanno visto le meraviglie dei martiri e dei santi.
Dalla sua relativa lettera, il Massari sembra aver ritrovato nuovi entusiasmi, almeno da come descrive la sua prima domenica in lebbroseria: qui i malati, usciti dalle capanne, parteciparono alla Messa e vollero dimostrargli, così come potevano, la loro gioia per la sua presenza. Poi, a seconda di come permettevano i loro corpi variamente mutili, organizzarono addirittura «un teatrino» in suo onore: quasi tutti vollero rappresentare chi con canti, chi con suoni di vari strumenti di bambù da loro stessi preparati, chi con sgambetti e chi danzando. Furono improvvisati discorsi in varie lingue, inneggiando alle Suore che da un anno e mezzo prodigano loro cure materne...; ed uno, su musica da lui composta, cantò una specie di sceneggiata, paragonando la suora ad un serpente: ma mentre questo da la morte con il veleno, la suora trafigge sì con la sua siringa, ma per portare sollievo.
Insomma, una vera festa.
Beh, se questo non è miracolo...!